La fondazione Bancroft by Robert Ludlum

La fondazione Bancroft by Robert Ludlum

autore:Robert Ludlum [Ludlum, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788817022446
Google: sqtmGN44p3sC
Amazon: 8817022446
editore: BUR
pubblicato: 2008-10-15T00:00:00+00:00


Capitolo 16

Los Angeles, California.

«Spiacente, signore» disse il tipo robusto vestito di nero che presidiava tra i cordoni di velluto l'entrata di un night club ultrachic di Sunset Boulevard, quasi all'altezza di Larrabee Street. Riuniva in sé le funzioni di portiere e di buttafuori. «Stasera c'è un party privato.» Il Cobra Room era probabilmente il night più esclusivo di Los Angeles ed era compito suo garantire che restasse tale. Gli habitué del locale erano le celebrità e gli straricchi. La presenza di cacciatori di autografi, imbambolati curiosi, scrocconi e aspiranti celebrità poteva mettere rapidamente a disagio la clientela e rovinare l'ambiente. L'erculeo portiere aveva trascorso gran parte della serata a ripetere, con educata fermezza, una serie di varianti della formula di prammatica: cerimonia privata, vietato l'ingresso. Solo le rare persone che vincevano l'approvazione del suo giudizio critico, veicolato da uno sguardo praticamente ai raggi X, avrebbero avuto il permesso di entrare, fendendo velocemente la massa di supplicanti falliti, ed erano decisamente più un'eccezione che la regola.

«Spiacente, signorina» disse il cerbero. «Stasera festa privata. Non sono autorizzato a lasciarla entrare.» E ancora: «Mi dispiace, signore. Un party privato. Vietato l'ingresso».

«Ma ho appuntamento con un amico» ribatté l'uomo in tono supplichevole, come se quel trucchetto non venisse tentato decine di volte ogni sera.

Una brusca scrollata di testa. «Desolato, nessuna eccezione.» Una bionda ossigenata con un abitino che lasciava le spalle scoperte e sandaletti Jimmy Choo con tacco a spillo, coordinati con una minuscola borsettina nera, fece il tentativo di entrare allungando una mancia all'irremovibile guardiano. «No, grazie, signora» la prevenne il portiere. L'acconciatura era evidentemente un lavoretto fai-da-te; un buon salone da parrucchiera avrebbe prodotto risultati dall'effetto molto più naturale. «Si deve spostare.» L'uomo che si faceva chiamare Mr. Jones osservava da mezz'ora l'andirivieni e la calca davanti all'entrata del Cobra Room attraverso il vetro fumé di una lussuosa berlina con chauffeur parcheggiata sull'altro lato del viale, un isolato più indietro. Mr. Smith, il suo compagno, gli aveva già preparato il terreno. Consultò l'orologio. Indossava pantaloni di velluto millerighe neri, un maglioncino a coste Helmut Lang, un giubbino di seta con cerniera e scarpe sportive nere vintage. L'abbigliamento - tipico della tenuta apparentemente castigata eppure esageratamente costosa del bel mondo di L.A. - non sarebbe bastato da solo a ottenere ciò che voleva, ma non avrebbe di certo giocato a suo sfavore. Mr. Jones ordinò all'autista di girare l'angolo dell'isolato e di fermarsi davanti al Cobra Room. Poi indossò un paio di occhiali da sole Oakley, scese dall'auto e si diresse con andatura sciolta e aria noncurante verso l'entrata del night.

Agli occhi vigili del portiere non sfuggiva quasi niente, ma quello era chiaramente un richiamo impossibile da evitare. Tutt'a un tratto la bionda andò frettolosamente incontro al sedicente Mr. Jones.

«Oddio benedetto, ma tu sei Trevor Avery!» strillò. «Chissà cosa diranno le mie amiche! Ti adoriamo!» La donna cominciò a tirare il nuovo arrivato per le maniche del giubbino di seta, afferrandogli le braccia tutta eccitata e squittente. «Fermati solo un secondo! Ti prego, oh, ti prego!» «Madame.



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